venerdì 26 aprile 2013

TELESTICO


Quando l'acrostico viene a fine parola si chiama telestico.

Telestico

Certo non è un tipo snoB
neppur di taglia supeR:
un metro e cinquanta su per giU'
Le manca solo il caravaN
poi di tutti i mezzi si è servitA.
Libertà! Effervescente come il selZ
finalmente ti ho conquistatA:
non più IVS/INF O IVS/AGG,
ma solo casa e qualche viaggiO.

venerdì 19 aprile 2013

MESOSTICO


Quando l'acrostico viene operato nel mezzo si chiama mesostico

Eccone un esempio:

Mesostico

Or che ci Penso,
occorre far fEsta!
E' giorno di Pensione:
senza rimPianto alcuno
essi ci lascIano soli.
Meritato lo haN certamente,
ma il vuOto si sente.
Bando a ogni tRistezza,
di rigore è l'Allegrezza,
grande ebbreZza vi dà
l'indipendenZa a questa età!
Orsù assapOriam con voi
di questa Libertà
l'aroma antIco!

martedì 9 aprile 2013

Parodia


Non mi piace solo giocare con le parole, ma anche con le poesie altrui!
Se conoscete “La pioggia sul pineto” di D'Annunzio, potreste divertirvi a leggere questo mio rifacimento. Io mi sono divertita molto a farlo!

LA CHIOCCIA SUL TAPPETO

Parla. Su le frange
del tappeto non sento
versi che fai
animaleschi, ma sento
versi più recenti
che dicono frottole e storie
remote.
Attenta. Muove
sulle frange scomposte.
Muove sulle vernici
biancastre e disposte,
muove sui disegni
ariosi e tinti
muove su i dipinti
tessuti, su le finestre aulenti
di fili ritorti,
sui ricami contorti
di artisti valenti,
muove sui nostri morti divani,
muove sui nastri volanti
sfarzosi,
sui corti filamenti
neri
sui crespi alteri
che l'arazzo vezzosi
decorano,
sul tessuto strano
che ieri
ti adornò, che oggi ti adorna,
o pavimento.

Senti? La chioccia cova
su lo screziato
tessuto
con un crocchio che sale
e cambia nel tono
secondo la frangia
più nuova, men nuova.
Ascolta. Mangia
sul tappeto i chicchi
di grano
che il campo nostrano
sempre produce
con le spighe d'oro.
E il pastone
ha un gusto, e il grano
altro gusto, e il mangime
altro ancora, cibo
nutriente
in diverso orario
e giacente
tu sei sul divano
ritinto
di tessile cosa tormento;
e le tue carni opime
son tenere di grasso
come leccornìe,
e le tue ali
fremono uguali
a lievi foglie,
o animale bipede
che hai nome
Gallina.

Ascolta, ascolta. Il pigolio
dei piccoli nati
a poco a poco
più forte
si fa sotto il guscio
che rompe:
ma un suono irrompe
più fioco
che di laggiù sale
di sotto il morto divano.
Più sordo e più roco
si attenua e si spegne.
Solo un suono
ancor vibra, si spegne,
risale, trema, si spegne.
Non s'ode voce di chioccia.
Or s'ode su tutto il tappeto
pigolare
la recente nidiata
che cresce,
il chiocciare che muta
secondo la covata
più ribelle, men ribelle.
Ascolta.
La prole da poco nata
è silente: ma il pulcino
sotto il divano
lontano
pigola in cova separata
chi sa perché, chi sa perché!
E muove su le tue frange,
tappeto.

Muove su le frange nere
sì che par tu frema
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta lucente,
par da guscio neonato.
E tutta la cova è da te ancora
piante (1),
il guscio nel mezzo è or dimora
fratta,
tra i pulcini i pezzetti
son come sassi tra l'erbe,
i becchi sui piccoli
son come spade taglienti.
Ei or van sul divano,
or congiunti or disciolti
(e il nero pelo grezzo
lor lega le zampette
lor intriga i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove?
E muovon i loro corpi implumi,
muovono le loro zampe
ignude,
su i tuoi arabeschi
leggieri,
su i freschi sentieri
che il decoro mostra
novello, su la favola bella
che ieri
t'illustrò, che oggi ti illustra,
o tappeto.